Andiamo avanti.
Anno imprecisato:
corridoio d’ingresso.
Mi presti le tue mutandine – mamma non vuole.
Risveglio al quarto piano – come ci sono arrivata.
2002:
umiliami – ti obbedisco.
Con il collare – cinghia lucida.
Da gattino.
Al guinzaglio.
Sei fatta di tanti piccoli pezzi affascinanti.
Non devi temere nulla.
Cosa c’è da dire.
Sì, vado avanti.
Andiamo avanti.
Non puoi continuare a nasconderti
1985 – 1986:
con regali finti l’amore si avvera.
Bisogna essere normali – comportarsi come gli altri.
Se sono sola posso solo inventare.
È uno scioglilingua, non sempre funziona,
Vita che non ho, pelle che non posso toccare.
2001:
È un piacere starti accanto.
Lo vedi come sono: sono una
lumaca.
Decidi tu per me.
Ma io non so decidere.
Non posso decidere – mi oppongo.
Sì, vado avanti.
Andiamo avanti.
2005:
porto fuori pezzi di me.
Li regalo – li metto fuori da me.
Quello che rimane – sanguina.
Dobbiamo fare delle scelte.
Dobbiamo fare delle scelte.
Sì, vado avanti.
Andiamo avanti.
2006:
pavimento, polvere oleosa e sacchi di detriti.
Ricomporre e seppellire con cura
quello a cui non si tiene, quello che si trattiene con sé, nel sé,
testimone con niente da dire.
La minaccia sta nell’aria e non in terra.
Frammenti persi, ma non per sempre.
Magazzino di speranze,
involucro di una torta divorata,
bicchieri puzzolenti di medicina
e sangue mestruale.
Tornare a essere materia:
pietra, sale, sabbia, fango, legno.
Non indagherò, lo prometto.
Sì, vado avanti.
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