1 - Riflessi sulla pelle (The reflecting skin), film di Philip Ridley, 1990
2 - Reflections, Dead vibrations
3 - Wislawa Szymborska, Lo specchio
Si, mi ricordo quella parete nella nostra città rasa al suolo. Si ergeva fin quasi al sesto piano.
Al quarto c’era uno specchio, uno specchio assurdo perché intatto, saldamente fissato.
Non rifletteva più nessuna faccia, nessuna mano a riavviare chiome, nessuna porta dirimpetto, nulla cui possa darsi il nome “luogo”.
Era come durante le vacanze- vi si rispecchiava il cielo vivo, nubi in corsa nell’aria impetuosa, polvere di macerie lavata dalla pioggia lucente, e uccelli in volo, le stelle, il sole all’alba.
E cosi come ogni oggetto fatto bene, funzionava in modo inappuntabile, con professionale assenza di stupore
4 - Lo specchio scuro (The dark mirror), film di Robert Siodmak, 1946
5 - Sylvia Plath, Specchio
Sono d’argento e rigoroso. Non ho preconcetti. Quello che vedo lo ingoio all’istante Così com’è, non velato da amore o da avversione. Non sono crudele, sono solo veritiero – L’occhio di un piccolo dio, quadrangolare. Passo molte ore a meditare sulla parete di fronte. È rosa e macchiettata. La guardo da tanto tempo Che credo faccia parte del mio cuore. Ma c’è e non c’è. Facce e buio ci separano ripetutamente. Ora sono un lago. Una donna si china su di me cercando nella mia distesa ciò che essa è veramente. Poi si volge alle candele o alla luna, quelle bugiarde. Vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente. Lei mi ricompensa con lacrime e un agitare di mani. Sono importante per lei. Va e viene. Ogni mattina è sua la faccia che prende il posto del buio. In me ha annegato una ragazza e in me una vecchia Sale verso di lei giorno dopo giorno come un pesce tremendo.
Ti
assilla un seno di vergine, poeta nero, poeta inacidito, mentre
la vita bolle e la città arde, e il cielo si riassorbe in
pioggia, e la tua penna graffia al cuore della vita.
Foresta,
foresta brulicante d’occhi sui pinoli disseminati; chiome di
bufera, i poeti inforcano cavalli e cani.
Gli
occhi si infuriano, le lingue girano il cielo fluisce nelle
narici come un latte nutriente e azzurro; io sono appeso alle
vostre bocche donne, aspri cuori di aceto.
4
– Nero Wolfe
5
– Black light theatre
lunedì 11 marzo 2019
Tutta una bugia, Edizioni Progetto Cultura, 2019 Tutta
una bugia è una raccolta di otto
racconti scritti in prima persona, ma si potrebbe dire una raccolta
di 'voci' perché la forma racconto viene spesso tradita. Non tutti
infatti hanno una linea narrativa in senso proprio. Alcuni si
accostano alla materia onirica. In effetti si può affermare che i
temi della raccolta sono il sogno e la mimesi: le protagoniste (sì,
tutte di genere femminile) si nascondono in un'identità diversa
dalla propria o si identificano con una parte di sé o con un luogo o
con un desiderio di cambiamento. È però una mimesi per lo più
inconsapevole, come se la realtà si potesse piegare allo stesso modo
della fantasia. "... una raccolta da cui il lettore non può
aspettarsi alcuna concessione, né può attendersi di essere
vezzeggiato ed accompagnato come un bimbo in un parco
giochi..." dalle Note di commento di Laura Pompili www.progettocultura.it/1010-tutta-una-bugia
Doris
every day e Pensare-programma delicato, Edizioni Progetto Cultura, 2017
Due
testi teatrali.
Dalla
prefazione di Fabio Massimo Franceschelli:
"Doris
every day e Pensare – programma delicato sono
i due ideali tempi (consequenziali, come richiede la freccia del
tempo) di un unico percorso umano e psicologico. La drammaturgia si
adegua al vissuto della protagonista – delle due protagoniste,
dovrei dire, ma, appunto, preferisco vederle svanire come doppio e
ricomporsi, l’una nell’altra, in una indivisibile unità – e si
contrappone, nei due testi, come lo zenit e il nadir individuati dal
solitario punto di vista della donna al centro delle due narrazioni,
che è anche il solitario punto di vista della drammaturga, che è
anche e sempre il solitario punto di vista dell’artista."
E
ancora:
"In Doris
every day è in scena il parossismo del sogno americano
veicolato dallo schermo televisivo che, a ben pensare, reitera il
sogno della purezza ariana. Il “chi sono io” desidera la purezza
e la perfezione, ideali che si stagliano imponenti per ridurti
all’impotenza, un’impotenza malata e nevrotica, in direzione
della psicosi. E una personalità nevrotica non può che farsi forma
drammatica attraverso un testo nervoso, sincopato, sussultante e
fortemente ritmato."
E
ancora:
"La
tragedia, dettata dalla hybris di Doris, e la commedia
che consegue la sconfitta di Pensare. Una tragedia in
forma di monologo grottesco e distopico, e una commedia in forma di
monologo drammatico non meno grottesco. Drammaturgicamente l’opzione
è più tradizionale, narrativa almeno nella misura in cui la
protagonista racconta se stessa, i suoi pochi e vaghi ricordi e il
suo reiterato, indegno di nota, quotidiano."
La casa, EEEdizioni ebook, 2016 "Impossibile
non pensare a Beckett, leggendo questo atto unico. In una casa vuota
e inospitale, persa in una campagna buia e senza punti di
riferimento, tre personaggi dialogano tra loro, girando intorno a una
misteriosa valigia, unica suppellettile presente nell’ambiente.
All’assurdo si aggiunge anche una puntina di horror, quel tanto che
basta per speziare un dialogo scarno e ambiguo. È lo spettatore che,
assistendo alla scena, costruisce ipotesi di possibili storie e con
la sua immaginazione crea il mondo esterno e l’ambiente interno,
ambedue densi di incognite e poco rassicuranti, metafore di un mondo
inospitale e della difficoltà dei rapporti umani e della
comunicazione interpersonale."
La
casa è
il testo vincitore dell’edizione 2015 del concorso “Un bagaglio
di idee”, indetto dalla Fed. It. Art