Doris
every day e Pensare-programma delicato, Edizioni Progetto Cultura, 2017
Due
testi teatrali.
Dalla
prefazione di Fabio Massimo Franceschelli:
"Doris
every day e Pensare – programma delicato sono
i due ideali tempi (consequenziali, come richiede la freccia del
tempo) di un unico percorso umano e psicologico. La drammaturgia si
adegua al vissuto della protagonista – delle due protagoniste,
dovrei dire, ma, appunto, preferisco vederle svanire come doppio e
ricomporsi, l’una nell’altra, in una indivisibile unità – e si
contrappone, nei due testi, come lo zenit e il nadir individuati dal
solitario punto di vista della donna al centro delle due narrazioni,
che è anche il solitario punto di vista della drammaturga, che è
anche e sempre il solitario punto di vista dell’artista."
E
ancora:
"In Doris
every day è in scena il parossismo del sogno americano
veicolato dallo schermo televisivo che, a ben pensare, reitera il
sogno della purezza ariana. Il “chi sono io” desidera la purezza
e la perfezione, ideali che si stagliano imponenti per ridurti
all’impotenza, un’impotenza malata e nevrotica, in direzione
della psicosi. E una personalità nevrotica non può che farsi forma
drammatica attraverso un testo nervoso, sincopato, sussultante e
fortemente ritmato."
E
ancora:
"La
tragedia, dettata dalla hybris di Doris, e la commedia
che consegue la sconfitta di Pensare. Una tragedia in
forma di monologo grottesco e distopico, e una commedia in forma di
monologo drammatico non meno grottesco. Drammaturgicamente l’opzione
è più tradizionale, narrativa almeno nella misura in cui la
protagonista racconta se stessa, i suoi pochi e vaghi ricordi e il
suo reiterato, indegno di nota, quotidiano."
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