lunedì 11 marzo 2019




Doris every day e Pensare-programma delicato, Edizioni Progetto Cultura, 2017

Due testi teatrali.

Dalla prefazione di Fabio Massimo Franceschelli:
"Doris every day e Pensare – programma delicato sono i due ideali tempi (consequenziali, come richiede la freccia del tempo) di un unico percorso umano e psicologico. La drammaturgia si adegua al vissuto della protagonista – delle due protagoniste, dovrei dire, ma, appunto, preferisco vederle svanire come doppio e ricomporsi, l’una nell’altra, in una indivisibile unità – e si contrappone, nei due testi, come lo zenit e il nadir individuati dal solitario punto di vista della donna al centro delle due narrazioni, che è anche il solitario punto di vista della drammaturga, che è anche e sempre il solitario punto di vista dell’artista."
E ancora:
"In Doris every day è in scena il parossismo del sogno americano veicolato dallo schermo televisivo che, a ben pensare, reitera il sogno della purezza ariana. Il “chi sono io” desidera la purezza e la perfezione, ideali che si stagliano imponenti per ridurti all’impotenza, un’impotenza malata e nevrotica, in direzione della psicosi. E una personalità nevrotica non può che farsi forma drammatica attraverso un testo nervoso, sincopato, sussultante e fortemente ritmato."
E ancora:
"La tragedia, dettata dalla hybris di Doris, e la commedia che consegue la sconfitta di Pensare. Una tragedia in forma di monologo grottesco e distopico, e una commedia in forma di monologo drammatico non meno grottesco. Drammaturgicamente l’opzione è più tradizionale, narrativa almeno nella misura in cui la protagonista racconta se stessa, i suoi pochi e vaghi ricordi e il suo reiterato, indegno di nota, quotidiano."


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